Dolomiti - un Anello intorno alla Roda De Vael e alla cresta del Masarè

Intorno alle spioventi pareti del tratto finale della lunga dorsale del Catinaccio.


C’abbiamo preso gusto con gli anelli intorno alle grandi pareti verticali, d’altra parte sulle montagne pallide che la sera si incipriano di rosa viene facile realizzarli. Due giorni fa intorno al Catinaccio ci siamo esaltati, questa volta vorremmo spendere la nostra giornata intorno e sulla Roda De Vael, saremo sul prolungamento del Catinaccio stesso, ultima propaggine del gruppo verso Sud, quando scavalleremo la dorsale sul passo Vaiolon saremo in linea d’aria a soli 1200 mt più a Sud rispetto al passo delle Coronelle che abbiamo attraversato solo 2 giorni prima. Siamo a Carezza stavolta, nella parte alta della val d’Ega poco sotto il passo di Costalunga, oltre il passo per capirci inizia la val di Fassa; oggi è la seggiovia Paolina che ci porterà in quota presso il rifugio omonimo già a quota 2125mt. Solito caffè prima di prendere il sentiero 539 per il passo Vaiolon, forcella che ad oltre 2500 mt attraversa la dorsale e introduce nel versante della val di Fassa, anche solita scorpacciata di foto verso le cime del Latemar, che oggi baciate da un sole più caldo si colorano di un rosso ruggine molto intenso in forte contrasto con i cupi boschi dell’alta val d’Ega. Il sentiero inizia in falsopiano verso Nord rispetto al rifugio, all’interno di radi boschi di larici ed abeti, le nuvole alte che coprono le creste che abbiamo sopra appiattiscono il territorio che abbiamo davanti e non riusciamo ad avere percezione del nostro orizzonte o di dove sia la forcella che dobbiamo salire, ci limitiamo a seguire la bella traccia verso Nord e a costeggiare da lontano le pareti che sappiamo e avvertiamo strapiombanti. Il sole illumina l’alta val di Tires e lo Sciliar, da qui ruvido e boscoso che abbiamo di fronte, e per un po’ questa è la nostra prospettiva, fino ad un incrocio a circa un chilometro e mezzo dalla partenza (40 min. dal rifugio) dove una palina segnaletica ci fa deviare verso destra in salita per il passo Vaiolon. Fino ad ora lungo il sentiero abbiamo sfiorato una esigua cascatella che scola da un anfiteatro roccioso stratificato, ed un paio di punti sosta con tanto di panchine in mezzo a sporadici larici con vista sul Latemar, proseguendo, sempre senza dislivelli sensibili si potrebbe raggiungere il rifugio Fronza, come dire, la montagna per tutti! Nello stesso momento in cui al bivio prendiamo a salire le nuvole in alto iniziano a diradarsi, era prevedibile, le creste cominciano a bucare la coltre nebbiosa e l’azzurro del cielo lentamente si va facendo sempre più scintillante; qua e là, ora una cima ora lo spigolo, ora i profili di cresta compaiono nitidi e un attimo dopo sono appena percettibili, un gioco di luci e di ombre di un quarto d’ora e poi, in un lasso di tempo che dura un istante tutto si scopre. Ora è chiaro il profilo del sentiero che sale tra ghiaia e roccia ad ampie ripide svolte, ora è chiaro il profondo e ripido canale detritico che sale a passo Vaiolon, soprattutto ora è dirompente l’impatto della verticalissima parete Ovest della Roda De Vael; ci siamo sotto, strapiomba pare anche negativamente nella parte sommitale, un muro che sembra debba caderci addosso da un momento all’altro. Dalle svolte lungo il sentiero già intuiamo le rampe degli scaloni di legno che superano la base del canale, permettono di oltrepassare un primo gradone nel tratto più ripido, molto scomposto e detritico, dove altrimenti molti sarebbero costretti a rinunciare. Subito dopo lo scalone una piccola cengia assicurata ed una scaletta di ferro consentono l’accesso alla parte alta del canale letteralmente incastrata, tanto è stretta, tra la Roda De Vael e punta Vajolon (Vajolonkorfl nelle carte), strettissime svolte salgono ripide fino alla sella dove troneggia una nuovissima e artistica panca scolpita nel legno (80 min. dalla palina), dopo quella del passo delle Coronelle questa, viene da pensare che ogni sella o forcella tra queste montagne ne abbia una. La sella è affollata dai tanti che ci hanno preceduto e dai tanti che sono arrivati dal versante opposto, tutti indaffarati ad “addobbarsi” di imbrago e kit per salire fino alla cima della Roda De Vael. La Roda è un costone all’apparenza ripido e articolato, il profilo della dorsale visto da Ovest o da Est è inclinato di una cinquantina di gradi, visto dalla sella, ovviamente, sembra molto più verticale, non è liscia ma composta da una serie infinita di roccette e sbalzi; questa caratteristica ne fa una montagna abbordabile fino alla vetta tanto che le guide la definiscono mediamente facile; proprio dal passo inizia la ferrata e che non sia difficile si intuisce anche da quante persone la stanno approcciando e dalla processione di escursionisti che lentamente sono già in fila sulla parete. A dire il vero era anche nei nostri programmi ma la voglia c’è passata presto, la salita non appariva difficile o complessa anche se sembrava costantemente esposta, quello che però prometteva l’affollamento lungo i cavi era una salita lenta in trepidante sincronia con chi ti precedeva e con chi ti spingeva da dietro, una processione insomma, bella quanto vuoi ma le sembianze erano quelle di una processione. Ci siamo sentiti stupidi e privi della libertà che quei posti ti promettono e sono in grado di concederti, abbiamo desistito quasi subito e senza rimpianti, sarà per un’altra occasione, ci siamo arrogati la libertà di completare l’anello da escursionisti camminatori. Rimaniamo per un po’ poco lontani dalla sella, era interessante il costone della Roda che si nascondeva e riappariva tra le nuvole, a Nord invece si esaltavano i vicini Mugoni, panciute ed enormi formazioni rocciose ruvide che con la vicina cima delle Coronelle e quella della Sforcella formano l’ampia, detritica e deserta conca della Gran Buja de Vael. Seguendo il sentiero 551 andiamo praticamente incontro ai Mugoni che si ergono al di là della valle detritica, la traccia segue una dorsale secondaria che lentamente scende verso valle, fino ad interrompersi su uno sperone alto e sporgente; poco prima un piccolo omino segna il percorso dentro uno stretto canale detritico che si infila sulla destra dove una sorta di sentiero contorto e ripido “prova” a scendere. La spianata a valle con i sui eleganti sentieri è quasi verticale sotto il ciglio dell’imbocco del canale, il sentiero ci precipita dentro tra rocce instabili e ghiaie scivolose, questi canali sarebbe meglio salirli che scenderli, con qualche difficoltà e qualche rischio di appoggiarci di sedere arriviamo a valle dove la folla dei camminatori raggiunge livelli da spiaggia riminese. Bello, bellissimo da qui l’insieme delle creste della Roda, dei Mugoni e delle Cigolade che accompagnano lo sguardo verso Est oltre il solco della val di Fassa fino alla Marmolada, le nuvole nel cielo a ciuffi come in un quadro di Magritte, una bella luce, il tepore di una giornata assolata ma non calda, siamo dentro una cartolina delle Dolomiti, un fantastico momento. Scivolando sul sentiero che costeggia in basso la Roda De Vael riprendiamo verso Sud, verso il rifugio che prende il nome dalla montagna stessa, che ormai non deve più essere lontano. Il sentiero è bellissimo, regala scorci immensi sulla sottostante valle di Vaiolon fino alla Marmolada e al Sass Pordoi, aggirando roccioni o quando si sporge su delle piccole terrazze sembra sospeso in aria, solo effetti ottici ma comunque bellissimi e utili per scattare delle belle immagini da riportarci a casa. Dopo un paio di traversi e qualche rettilineo agile, sempre in piano e senza dislivelli si intravede il rifugio dove sostiamo per pranzo (90 min. dal passo Vaiolon), ce la prendiamo comoda, sappiamo che in meno di un’ora e senza troppe fatiche da lì saremo di nuovo al rifugio Paolina dove chiuderemo l’anello. Dal tavolo dove sono seduto per mangiare all’esterno del rifugio mi rimiro la bella Roda, la cresta che sale fino alla croce e che riscende a Sud dentro un canale ampio e facile da percorrere, bello pensare che prima o poi saliremo anche li sopra, senza fretta, come è stata per la Santner due giorni prima. Il sentiero 549 o sentiero del Masarè che riprendiamo gira attorno al monte da cui prende il nome e che è l’ultimo sperone della lunga catena del Catinaccio prima che questa degradi verso il passo di Costalunga, corre in falsopiano con ampie viste sulla val di Fassa, fino a Moena e sul passo stesso oltre ovviamente a riaffacciarsi sul gruppo del Latemar, senza nessuna difficoltà ritorna sul versante della val d’Ega e quindi al rifugio Paolina (50 minuti dal rifugio di Roda De Vael). Per noi si chiude qui il periplo della Roda De Vael, più piccolo rispetto a quello del Catinaccio di due giorni prima e sicuramente più semplice; non da meno sono però le valenze degli affacci panoramici che permette di godere. Abbiamo ancora tre giorni di Dolomiti da vivere e un grosso progetto da definire, spero davvero di poterlo raccontare su queste pagine, perché vorrebbe dire che lo avremo realizzato.